Il legame tra produzione di conoscenza e sviluppo territoriale, sebbene poco immediato ed intuitivo, costituisce un tema di indagine assolutamente imprescindibile allorché si intenda parlare di “cultura di un territorio” e del suo sviluppo. Il volume, diviso in tre sezioni, indaga il rapporto tra innovazione e capitale territoriale, ed approfondisce alcuni temi cardine quali l’iter di produzione della conoscenza quale frutto di apprendimento e sedimentazione; le condizioni che favoriscono, oppure ostacolano, la produzione di conoscenza innovativa; le politiche che accrescono la possibilità di relazioni interne e l’apertura verso l’esterno; l’esistenza di un ambiente innovativo e di un ambiente imprenditoriale quali indicatori che permettono di elaborare i vari profili innovativi delle regioni.
La natura socialmente prodotta del territorio è, secondo la tesi del gruppo di ricerca che ha partecipato alla stesura del volume, risultato di un processo dinamico in cui le economie esterne, le reti e le relazioni formali ed informali interagiscono creando le condizioni di “unicità” che caratterizzano i territori e li portano a competere tra di loro.
Esiste, nel processo che produce creatività, un circolo attivo che dall’informazione, passando per l’accrescimento delle conoscenze e della competenza, produce creatività. Questo processo risulta sempre più diffuso in quelle aree in cui esiste un elevato tasso di diversità e nelle quali l’elemento di localizzazione fisica e territoriale ricopre un ruolo non trascurabile; d’altro canto, la necessità fisica di un incontro risulta essere fondamentale in tutti i settori ad alta produzione di conoscenza distintiva, altrimenti detti knowledge intensive, i quali, benché meno legati alla dimensione spaziale, sollecitano occasioni di interazione personale – ad esempio nei convegni- quali occasioni di confronto ed aggiornamento o auto-valutazione delle competenze e conoscenze maturate da ciascuno. Un incontro che, a sua volta, può essere foriero di ulteriore produzione di pensiero innovativo e creativo. E’ su queste basi che prosperano i territori che offrono milieu adatti in quanto caratterizzati dalla capacità di facilitare i processi che innescano la produzione di nuova conoscenza.
Decisamente di interesse l’indagine che sposta l’attenzione dal modello cognitivo di produzione della conoscenza all’analisi dei principali driver di innovazione in cluster a media tecnologia, i quali sulla base di connettività, creatività e velocità, evidenziano che il successo si basa sulla presenza di conoscenza tacita, competenze delle risorse umane, processi di apprendimento e reti. L’importanza delle reti, o meglio dei nodi di queste, è fondamentale qualora si indaghi la capacità produttiva ed attrattiva di un territorio soprattutto in caso questo funga da cosiddetto “knowledge gatekeeper” ovvero da catalizzatore per lo scambio di conoscenza verso altre aree. Particolarmente illuminanti i risultati della ricerca che evidenziano che la prossimità geografica tra impresa e università, la prossimità organizzativa che favorisce scambi attraverso fiducia e reciprocità e la prossimità tecnologica, sono elementi che facilitano la creazione di relazioni benefiche atte a sfruttare il capitale derivante da produzione e scambio di conoscenza. Al contrario, in territori non capaci di “assorbire” e trattenere adeguatamente il capitale cognitivo, tali dispersioni conducono ad un complessivo impoverimento, a vantaggio di altri territori molto più pronti e fertili nei riguardi dell’innovazione.
Il volume offre un’indagine ampia ed approfondita e cerca di rispondere alla questione centrale: come governare i territori in modo che su di essi si possa favorire il suddetto circuito virtuoso di conoscenza? Gli autori danno una serie di direzioni da seguire: si potranno approntare strumenti di raccordo tra programmazione regionale, poco legata al territorio, e strumenti di intervento a livello di sistemi locali basati su indicatori reali di merito dei progetti; in termini di politiche bisogna rispettare la considerazione che i territori possono esprimere un livello competitivo elevato se non trascurano l’aspetto che i territori sono produttori di conoscenza e, nell’economia della conoscenza si può sopravvivere solo con strategie non di mero adattamento, ma basate su problem solving, creatività ed innovazione.
Lo sviluppo territoriale nell’economia della conoscenza: teorie, attori, strategie.
A cura di Alberto Bramanti, Carlo Salone
Franco Angeli Editore
Anno 2009
ISBN 13: 9788856810516 – Euro 26,00