Quello che vuole la tecnologia

In questo saggio Kevin Kelly cerca di delineare le traiettorie future dello sviluppo tecnologico partendo dal presupposto che la tecnologia può parzialmente autodeterminare la sua evoluzione. La tecnologia, detta “technium”, viene descritta come in possesso di capacità volitive e tali volontà seguono dei sistemi evolutivi fissi. “Meglio riusciremo a prevedere, meglio possiamo prepararci a quello che verrà”.

“Quello che vuole la tecnologia”, edito da Codice Editore, è l’ultima fatica di Kevin Kelly, da più parti definito come uno dei massimi esperti dell’era digitale, nonché fondatore di Wired. Partendo dal presupposto che la tecnologia è ovunque, “ è la forza più potente del mondo, e in quanto tale tende a dominare il nostro pensiero, facendoci apparire inutile o inaffidabile qualsiasi approccio che non sia tecnologico”, Kelly basa il suo saggio su un insolito quesito: è verosimile pensare che la tecnologia subisca un processo evolutivo talmente strabiliante da essere dotata di libero arbitrio? L’autore indaga il concetto di tecnologia, riferendosi non tanto al costante lancio sul mercato di strumenti high-tech di ultima generazione, quanto piuttosto al concetto che sta alla base di tutto questo e cioè la rete di connessioni globali, o ciò che lui chiama “il technium contenente centinaia di miliardi di chip di computer, connessi a una piattaforma informatica di dimensioni mostruose”. Questo network è descritto come un’entità biologica, che vive di vita propria e si autoalimenta. Giace su un continuum evolutivo inarrestabile che asseconda le nostre e le sue crescenti necessità. Kelly sostiene che il “technium vuole ciò che noi vogliamo che voglia, e ciò verso cui noi cerchiamo di dirigerlo. Ma, oltre a tutto questo, il technium ha delle volontà proprie. Vuole ordinarsi da se, auto assemblarsi in livelli gerarchici come fanno quasi tutti i grandi sistemi profondamente interconnessi…perpetuare se stesso, mantenersi in funzione”. La tecnologia si evolve e massimizza il suo potenziale secondo uno schema codificato e prevedibile e cioè dal semplice al complesso, dall’utile al più utile, quasi come fosse caratterizzata da una naturale predestinazione alla crescita progressiva e migliorativa. Ma è l’attività umana che provvede a sviluppare de facto questi bisogni evolutivi, il technium può solo fornire dei marco indirizzi. Allo stesso modo, la forza della tecnologia è paragonata a quella della natura, il che suggerisce l’impossibilità di controllarne le dinamiche completamente.Internet riveste un contributo imprescindibile ed essenziale in questa evoluzione: è descritto come una specie di grande server planetario composto da “mille miliardi di pagine” e il software alla base di questo sistema di metaforiche connessioni sinaptiche viene creato dagli utenti poiché, “ogni volta che creiamo un collegamento tra le parole, insegniamo un idea […] ogni volta che clicchiamo su un link rafforziamo un nodo da qualche parte nella mente del supercomputer: programmiamo la macchina usandola”.Applicare al pensiero di Kelly il concetto di antropomorfizzazione della tecnologia significherebbe banalizzarlo. L’autore intende il concetto di volontà del “technium” non tanto come desiderio consapevole o ponderato, quanto piuttosto come un’urgenza o una necessità meccanica, poiché la tecnologia è una tendenza e in quanto tale soggetta a perpetuo divenire, una sorta di flusso evolutivo, “un’inclinazione autogenerata” e quindi con un discreto livello di autonomia
Quello che vuole la tecnologia

Kevin Kelly
Codice Edizioni 2011
Euro 29,00