La vita contemporanea sta vivendo una diffusione sempre più profonda e capillare del web e delle nuove tecnologie digitali. Questi strumenti stanno progressivamente andando a integrare e ridefinire un’ampia gamma di esperienze umane e lo stesso settore culturale può dirsi investito dalla loro diffusione, che ne ha più volte fatto il banco di prova per la sperimentazione di applicazioni differenti.
In questo contesto, sono molti i versanti in cui le nuove tecnologie digitali possono intervenire: dall’ampliamento dell’accesso alle informazioni e ai contenuti artistici e culturali all’apprendimento, dalla fornitura di nuovi strumenti per sviluppare la propria creatività alla costruzione di esperienze fruitive innovative e coinvolgenti.
La fruizione e la documentazione finalizzata alla ricerca e alla conoscenza costituiscono due campi di grande interesse per la sperimentazione di nuovi paradigmi digitali e l’applicazione degli strumenti tecnologici di ultima generazione. Le potenzialità di migliorare l’esperienza dell’utente su entrambi i versanti, infatti, sono notevoli. Gli articoli di Vanessa Michielon e di Andrea Cuna propongono una lettura di questi due orizzonti, portando alla luce trend emergenti ed esigenze reali.
In Grounding a new meaning of performative museum on the paradigm of Natural Interaction, Vanessa Michielon si concentra sull’analisi del paradigma tecnologico conosciuto come Natural Human Computer Interaction e quindi sul trend museologico emergente che vede protagoniste le interfacce naturali quali modalità attraverso cui proporre al fruitore un’esperienza di visita immersiva e interattiva. La natural interaction è un particolare approccio alla progettazione delle interfacce che privilegia un’interazione basata su dinamiche e processi percepiti come naturali dal fruitore, il quale può interagire con l’ambiente direttamente attraverso il proprio corpo, grazie a soluzioni quali le gesture-based interfaces e le motion tracking technologies. L’evoluzione verso questa nuova generazione di modalità espositive sfida la supremazia dell’occhio, presupposto che da sempre ha caratterizzato la museologia tradizionale, e apre le porte all’era dei musei performativi.
Con Immagini e Web: percorsi della memoria 2.0, Andrea Cuna propone una lettura della digital curation, analizzando le esigenze di ricerca e navigabilità degli utenti comuni e proponendo una modalità alternativa di indicizzazione per gli archivi culturali digitali, basata sulla Faceted Classification. Muovendo dalla messa in discussione dell’efficacia degli attuali paradigmi di Information Retrivial, lo studio vuole mettere in evidenza i presupposti che possono concorrere a un miglioramento in termini di usability, accessibility e findability. Le tesi illustrate hanno trovato applicazione concreta nel contesto del progetto Percorsi della Memoria, sviluppato dall’Istituto di Storia sociale e religiosa di Gorizia, che ha portato alla costituzione di un significativo archivio digitale il cui sistema di esplorazione ha sposato un approccio di facet analysis.
I contributi propongono la lettura di due casi emblematici in cui l’applicazione delle nuove tecnologie al settore artistico e culturale è guidata da un approccio che pone il fruitore-utente al centro. La ridefinizione delle esperienze di fruizione ed esplorazione dei contenuti è infatti concepita in termini “umano-centrici” in un’ottica di maggiore immediatezza, interazione ed usabilità. Sono questi, non a caso, i principi fondamentali della nuova era digitale.