Articoli taggati con ‘sviluppo territoriale’
Veneto and Venice: new visions of Culture
The relationship between culture and territory is the subject of an increasing interest. Today, culture is widely recognized as a key asset for economic and social development and competitiveness. At the same time, we live in a period characterized by a worldwide economic crisis in which the unique possible solution seems to be “re-starting” and “re-inventing” everything. In this scenario, the point is whether the solution can come from our immense cultural heritage.
A consideration about cultural districts in Italy
The cultural district can provide a true cultural, social, economic and touristic revival of entire areas giving to cultural heritage the function of driving force for the economic growth of linked industry if culturally programmed and territorially planned.
Qualità di vita e orizzonti culturali della Terraferma veneziana
La Terraferma veneziana, negli ultimi decenni, è stata protagonista di numerosi investimenti in riqualificazione, volti a ridisegnarne l’assetto architettonico, urbanistico, ambientale e culturale. Ancora una volta, la cultura è riuscita a farsi strada fra i programmi elaborati dai pianificatori ed è stata posta al centro di specifici interventi. L’indagine pilota “Qualità di vita e orizzonti culturali della Terraferma veneziana”, al centro del presente contributo, nasce con la volontà di esplorare la percezione locale di una serie di fenomeni.
Città e “capitale culturale”
Nella ricerca del maggior e miglior benessere per una società, obiettivo che la scienza economica si pone esplicitamente, pur proponendo ricette dall’altalenante successo, emerge oggi un ruolo importante per la cultura. Si affaccia l’idea che, nell’impegno a trovare altri parametri da affiancare al tradizionale prodotto interno lordo (PIL) per misurare oltre al benessere materiale anche quello immateriale, si possa utilmente includere il riferimento al “capitale culturale”. Questo concetto è stato introdotto nella letteratura economica da David Throsby nel 2001 per mettere in luce come la cultura svolga un ruolo importante per uno sviluppo socio-economico qualitativamente superiore di un territorio, area vasta, circoscritta o centro urbano che sia. Nel capitale culturale coesistono la dimensione tangibile della cultura, composta da opere d’arte, manufatti artistici, musei, monumenti ed edifici di valore artistico e architettonico, per la quale il valore di asset è piuttosto evidente, e quella intangibile derivante dall’insieme delle idee degli atteggiamenti, simboli, credenze, usi e costumi, valori e tradizioni comuni o condivisi di una società o di un gruppo a essa appartenente
Capitale sociale, imprenditorialità locale e governance territoriale: il circuito turistico Cortes Apertas/Autunno in Barbagia come politica di sviluppo locale
Il contributo difende la validità dello sviluppo locale, paradigma che riconosce anche alle aree marginali la possibilità di realizzare percorsi di sviluppo virtuoso radicati nel territorio e integrati in circuiti globali. Per conseguire tale obiettivo, a partire da un caso di studio realizzato in Sardegna, appare cruciale che gli orizzonti di azione degli attori socio-economici coinvolti nelle politiche di sviluppo locale si allunghino e si amplino, per consentire l’attivazione di processi di apprendimento collettivo che informino l’intero sistema locale.
La cultura merita i fondi pubblici?
Il rapporto tra attività culturali e fondi pubblici è oggetto di un interminabile tormentone. Come sempre, le schiere si assestano su fronti opposti e per atterrire gli avversari adottano argomenti da giorno del giudizio. L’aggettivo più usato è ‘giusto’, che dovrebbe trovare poca cittadinanza in un sistema permeato da libertà espressiva, intuizione progettuale, ricchezza relazionale. Ma, ahimé, fin quando lo spettro di Benedetto Croce continua ad aleggiare sulle cose culturali italiane (e magari anche europee) finiamo per volgere una questione tecnica in un dilemma etico. Esplorando la variegata casistica dei progetti culturali realizzati con una combinazione variabile di entrate proprie ed entrate derivate, per lo più di fonte pubblica, si cominciano a vedere le coordinate di percorsi non necessariamente lineari, e spesso fragili nell’impianto logico. La sovrabbondanza di fondi pubblici a tutti i livelli di governo (partendo da quello dell’Unione Europea e finendo su quello municipale) è stata negli anni controbilanciata dall’ossessione tutta bizantina di emettere bandi erga omnes, in modo da schivare l’accusa di intelligenza con il nemico. L’effetto è stato quello di sovrapporre e contrapporre la mappa delle formalità alla mappa delle azioni concrete, lasciando convivere serenamente protocolli asettici e negoziati opachi, sportelli carichi di timbri con lo stellone e corridoi intasati di relazioni ammiccanti e accordi compiacenti.